PESCATORE PRIMA DI TUTTO!
Partiamo da un presupposto sul quale (spero) possiamo essere tutti d’accordo: le acque interne italiane non se la passano per niente bene. E credo di stare nel giusto affermando che non sono mai state in difficoltà come negli ultimi 4-5 anni. Bracconaggio, inquinamento, malagestione dei flussi, sovrapesca, mancanza di controllo: solo alcuni fra i molti problemi che affliggono i nostri fiumi, canali e laghi, andando ad influire (di conseguenza) anche sui pesci che questi ambienti dovrebbero abitarli. Fin qui non credo ci siano molti dubbi. Se qualcuno non fosse convinto, lo invito a visitare la pagina Facebook di Carp Fishing Italia, o Carponline, o una qualsiasi delle mille fonti che quotidianamente ci mettono di fronte alla situazione reale delle acque interne italiane.
Un piccolo spiraglio di luce lo vedo nel forte movimento che sta attraversando il web e la penisola, un flusso fatto di pescatori che, chi prima chi un po’ in ritardo, si accorgono della situazione e si mettono in gioco per provare a cambiarla. Se notate bene ho parlato di pescatori e non di carpisti, sebbene questo sito rappresenti una associazione legata a Carp Fishing Italia. Non è una casualità.
Parlo di pescatori perchè mi piacerebbe fosse così. Invece, da bravi italiani, anche nell’emergenza riusciamo a dividerci in categorie. Partendo dalla prima, quella sulla bocca di tutti e (permettetemi) anche la più odiosa e stupida: pago o libera, “free” contro “laghettari”, chiamatela come volete. Una diatriba nata in epoca recente e salita alla ribalta nel mondo (ahime) del carpfishing, ben strumentalizzata da qualche sciocco (uso un eufemismo) per il solito motivo, ovvero quello dell’interesse personale. La stupidità di una tale divisione non esisterebbe se ci considerassimo tutti, fondamentalmente, dei pescatori. Senza etichette, senza disprezzo, senza pensare che il carpfishing per un inspiegabile motivo sia una tecnica più meritevole rispetto, che ne so, al ledgering o alla pesca al colpo.
Pesci grossi, attrezzatura figa e Facebook ci hanno fatto perdere la testa, diciamo la verità. Una volta il pescatore nasceva tale, spesso con mezzi di fortuna nel fiumiciattolo a pochi passi da casa, con la canna sul telaio della bici e una manciata di vermi dell’orto. Si pescava, non importava cosa, poi eventualmente col passare degli anni e la crescita dela passione (oltre che con l’arrivo di qualche stipendio) ci si andava affinando, prediligendo una tecnica rispetto alle altre o invece mantenendo una passione a 360°. Dalla trota in torrente, alle carpe, allo spinning.
Il nuovo millennio ha invece creato una nuova specie di pescatore, lo “specializzato”. Quello nato carpista, con il pod, la centralina e la tenda. Una categoria che, mi dispiace, fatico ad accettare. Non dico che tutti dovrebbero attraversare la gavetta, ci mancherebbe. Anche a me sarebbe piaciuto potermeli permettere qualche anno prima, il pod e la centralina. Ma credo, e di questo sono fermamente convinto, che la cultura della pesca prima che del carpfishing sia fondamentale. Un background, per citare gli esperti di comunicazione, che insegna soprattutto il rispetto per ogni tecnica, ogni pesce e ogni acqua. Invece il carpista nato ieri è quello che spesso prende a calci il povero carassio allamato accidentalmente, o che se ne frega se nel canaletto in asciutta qualcuno va a “strappo” su tinche e pesci gatto.
Nel mio percorso di Responsabile di Sede CFI prima e di Guardia Ittica Volontaria poi, ho notato che proprio questo tipo di carpista è quello con il quale trovo più difficoltà a dialogare. Specialmente quando si parla dei problemi delle nostre acque, o dell’importanza dell’associazionismo a difesa del bene comune. Mi scontro con l’indifferenza o con la totale mancanza di interesse per l’argomento. E non c’entra nulla che si tratti di “free” o “pago”: conosco pescatori in libera stupidi come capre e frequentatori di ambienti a pago che amano la pesca sopra ogni cosa. Sicuramente l’aver affrontato ambienti diversi, così come tecniche diverse, contribuisce a formare la coscenza del pescatore con la “P” maiuscola. Quello che mi piacerebbe avere al mio fianco quando cerco di difendere con tutte le forze le acque che amo.