PARLIAMO DI… FREGA
Una delle domande che più spesso i pescatori di carpe si pongono davanti ad uno specchio d’acqua riguarda la quantità e la mole dei pesci presenti. Un dubbio che diventa amletico dopo qualche pescata infruttuosa, o quando le “grosse” (di cui tutti raccontano mirabolanti storie”) sembrano fregarsene del nostro terminale. Una domanda che, nella maggior parte dei casi, rimane irrisolta.
Ma c’è un momento ben preciso dell’anno in cui il sogno può diventare, almeno in parte, realtà. Animali furbi e schivi come le nostre amate carpe perdono ogni inibizione e, anzichè fuggire ai nostri occhi indiscreti, abbandonano la calma e la sicurezza delle acque più profonde per spostarsi verso zone meno riparate. E mica lo fanno in silenzio, o di nascosto: saltano, smuovono l’acqua, si strusciano sui rami, quasi a voler richiamare l’attenzione.
Follia? Quasi: amore! Si tratta infatti di comportamenti tipici della “frega”, ovvero del periodo di riproduzione della carpa, durante il quale i pesci si riuniscono e danno il via alla produzione e alla fecondazione delle uova.
Ma come fanno a sincronizzarsi? Senza cellulare e Facebook? Semplice, grazie alla natura. La frega, similmente a quanto accade per la fioritura degli alberi, è strettamente legata alla temperatura dell’acqua. Non solo in senso assoluto, bensì anche all’escursione termica fra giorno e notte. Un segnale inequivocabile che il corpo della carpa trasforma in una serie di fenomeni chimici ed ormonali, che portano gli esemplari femmina a produrre le uova (circa 2-300.000 per pesce, a seconda del peso) e i maschi a cercare frenaticamente di fecondarle.
Nelle acque del nostro paese, queto periodo si colloca all’inizio dell’estate, tendenzialmente nei mesi di maggio e giugno. Periodo indicativo, viste le mille variabili in gioco: clima, posizione dello specchio d’acqua, eventuale presenza di sorgenti. E’ ovvio quindi che la frega possa variare di zona in zona, persino tra due specchi d’acqua vicini fra loro. Da qui nasce un dibattito eterno sulla correttezza degli eventuali periodi di divieto, che vengono accusati di essere sbagliati, troppo lunghi o inutili. Di questo non parleremo, la nostra posizione (da pescatori e da Guardie Ittiche Volontarie) è che i periodi di divieto vanno rispettati, tassativamente e senza storie.
Ma in soldoni, perchè pescare la carpa durante la frega può essere dannoso per il pesce?
Partiamo da un problema strettamente ambientale. Durante questo periodo, le carpe si concentrano in zone di acqua bassa, ricche di ostacoli. Capite quindi che una eventuale allamata (difficile ma non impossibile) potrebbe diventare poi difficile da gestire, oltretutto stressando un pesce che si trova in uno stato fisico particolare. La maggior parte dei decessi di carpe, specialmente di esemplari anziani, si concentra infatti durante e appena dopo la frega e alla fine del letargo invernale.
Perchè, dobbiamo ricordarlo, per il pesce la cattura rappresenta un evento stressante. Dal punto di vista fisico, nonostante tutte le nostre accortezze, il combattimento mette a dura prova la resistenza di una carpa. Se questo accade in un esemplare già condizionato dalla frega, le percentuali di rischio salgono vertiginosamente.
Il consiglio? Sfruttate questo periodo per trovare nuovi spot, o rilassatevi ad ammirare lo spettacolo e magari individuare le vostre future “prede”. Lasciatele in pace, dopotutto 40, 50 o 60 giorni di “stop” non sono nulla se possono significare la salute dei nostri pesci preferiti.