ANCORA BRACCONAGGIO
Sono di questi giorni le notizie di due ritrovamenti di reti da bracconaggio nelle acque dolci italiane: oltre 2 chilometri a Bilancino (QUI IL LINK) e qualche centinaio di metri in Provincia di Padova (QUI IL LINK). Come spesso accade, la stagione fredda con i suoi bassi livelli d’acqua e l’oscurità che arriva presto, si conferma periodo ideale a nascondere le malefatte dei soliti predoni.
Tutto accade mentre è di attualità il dibattito sulla futura gestione della pesca sportiva italiana, con proposte assolutamente apprezzabili ma anche con i soliti, italianissimi campanilismi. Che a nulla portano se non a dividere pescatori e acque in Serie A e Serie B.
In tutto questo sembrano sfuggire a moltissimi amministratori le uniche due azioni da intraprendere se si vuole seriamente combattere l’odioso fenomeno del bracconaggio. Talmente semplici che fanno pensare: c’è davvero la voglia da parte di chi comanda di eradicare la criminalità ittica una volta per tutte o anche i bracconieri servono a insaporire qualche campagna elettorale?
La prima cosa di cui ci si dimentica è l’importanza del pescatore, specialmente nelle ore notturne. Perchè il pescatore è la prima sentinella, la prima linea di difesa contro l’invasione dei bracconieri. Sulla riva di un fiume o di un lago, il pescatore puo’ sia lanciare l’allarme tempestivamente sia fungere da deterrente, perchè nemmeno ai bracconieri piace essere costantemente osservati con il rischio di vedersi piovere addosso le Forze dell’Ordine. Quindi appaiono assolutamente estemporanei e fuori luogo i molti divieti, ancora presenti in Italia, alla pesca sportiva notturna o al campeggio.
Il secondo tema è la vitale importanza delle Guardie Ittiche Volontarie. Lo dice il nome stesso: si tratta di persone comuni, in gran parte pescatori, che si mettono a disposizione per vigilare. Senza premi, senza rimborsi, spesso dovendo provvedere di tasca propria persino all’acquisto delle divise. Una risorsa importantissima di cui ogni amministratore dovrebbe essere fiero, ed invece anche le Guardie Volontarie finiscono spesso incastrate nel groviglio della burocrazia italiana o, peggio, in assurde battaglie di competenze territoriali. Un vero e proprio esercito che si potrebbe scagliare, in collaborazione con gli Enti e le Forze Armate preposte, contro i criminali ittici. E che invece si trova, troppo spesso, ad assistere inerme allo scempio.
Tutto questo non fa altro che riempire le tasche dei soliti noti, quelli che nelle acque interne italiane hanno trovato non un luogo di lavoro bensì un Bancomat. Grazie anche a licenze professionali dal costo ridicolo, elargite con troppa semplicità. Non parliamo poi dei metodi di pesca e trattamento del pescato, roba da far impallidire i peggiori registi horror.
Si chiude poi con il menefreghismo del pescatore più ignorante, quello che nonostante foto, video e condizioni delle acque italiane siano lì a testimoniarlo, continua ancora a mettere in dubbio l’esistenza stessa del bracconaggio. La peggiore manifestazione del bassissimo livello a cui, spero, la mia pesca sportiva italiana avrà l’orgoglio di non arrivare mai.